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Il Buco (G. Gaztelu-Urrutia, Spagna 2019)

Posted by Ilaria Pasqua on July 25, 2020 at 10:15 PM

"Se tutti mangiassero solo quello di cui hanno bisogno, il cibo arriverebbe anche a quelli più in basso"


                                   


Trama:

In una prigione sviluppata in verticale e composta da un numero di piani indefinito, si trova volontariamente rinchiuso un uomo, Goreng. La sua idea è quella di vivere l’esperienza, questa sorta di esperimento sociale, senza scossoni, ma sin da subito si rende conto di essere caduto in un incubo, in uno scontro che vede coinvolti tutti gli uomini distribuiti sui piani, tra i quali ogni giorno scende giù una piattaforma ricca di tutti i cibi immaginabili. Ma il banchetto non è per tutti, più si è in basso e meno sarà possibile mangiare, accaparrarsi gli avanzi che calano dall’alto e che sono sempre meno man mano che la piattaforma raggiunge i piani più bassi. A intervalli regolari però, i prigionieri si risvegliano su un altro piano, che può essere più in alto, o più giù…

   


La domanda da cui parte Il Buco (The Platform, il titolo internazionale), piccola perla scovata su Netflix e da loro prodotta, è: se si vivesse in una società che funzionasse grazie alla solidarietà spontanea, cosa accadrebbe? Ma soprattutto, può realizzarsi un’utopia del genere? Questo concetto è alla base del film, e subito l’utopia si trasforma in distopia.

La sceneggiatura mette in mostra la crudeltà umana, l'egoismo, l'incapacità dell’essere umano di pensare al prossimo, cercando di dare una spinta thriller alla trama che con l’espediente del cambio di piano, dei risvolti psicologici dei protagonisti e loro reazioni, con le implicazioni dell’ambiente, le sue pressioni, tiene incollati alla storia.

Goreng non vuole cedere all’istinto naturale, né perdere quello morale. Ha portato con sé il Don Chisciotte e come lui vorrebbe proseguire la sua battaglia ignorando ciò che lo circonda, ma è davvero difficile nel buco. Chi è lì da più tempo è ormai privo di qualsiasi empatia, ed ha il solo pensiero di sopravvivere, di ingozzarsi a discapito dei più deboli, perché chissà in che piano si capiterà la prossima volta… non c’è spazio per la sensibilità di un uomo di cultura, c’è solo fame, lotta, disperazione e morte.

   


La perdita assoluta di lucidità, la trasformazione degli uomini in bestie prive della capacità di organizzarsi in un sistema funzionante che non sia piramidale, è la chiave del film, molto riuscito nel tenere in equilibrio animale e uomo, per mostrarne tutti gli aspetti, con Goreng che cerca di restare aggrappato alla sua umanità che si infrange costantemente in un ciclo senza fine, assoluto motore del film.

Il buco è davvero asfissiante, con i suoi spazi chiusi, sottolineati da una fotografia tetra, e il solo suono della piattaforma che scende, degli uomini-bestie che ci saltano, rovesciando portate, rompendo piatti, mentre sotto, nell’ansia, gli altri aspettano affamati, sperando di non trovare solo stoviglie vuote.

  


Collaborazione, sarebbe la risposta. Se ognuno mangiasse solo la propria parte ci sarebbe da sfamarsi per tutti, ma come convincere chi ha subito i piani bassi e ora si trova agli alti? E ha sofferto giorni e giorni di digiuno? Il meccanismo è talmente malato e forte che rovesciare il sistema per instaurarne uno basato sull’auto-gestione e regolazione, sembra impossibile, vuole dirci il regista, pronto a calcare la mano sugli aspetti più brutali.

Il Buco è in conclusione una critica spietata, una denuncia sulle disuguaglianze sociali, un mix forte di immagini e temi che funziona molto bene, anche quando si allontana dall’impronta sociopolitica per approdare nella fantascienza a tinte horror.


Trailer italiano

Trailer originale




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