Un giorno di pioggia a New York (W. Allen, Usa 2019)
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"Mi serve il monossido di carbonio per vivere"
Trama:
Una coppia di studenti lascia il college per passare un weekend piovoso a Manhattan, ma il loro legame verrà sin da subito messo a dura prova e la vacanza romantica si trasformerà in tutt'altro.
Lo sappiamo un po’ tutti che Woody Allen “ultimamente” non se la sta cavando un granché bene col cinema. E dico ultimamente solo perché è Mr. Woody Allen, perché qua si parla di decenni ormai di inaridimento, di personaggi, temi, storie, situazioni viste e riviste, rimasticate e sputate fuori con nuovi volti, senza che il nostro riesca a distanziarsene, incastrato in un cerchio di narcisismo da cui evidentemente non riesce(non vuole) a uscire. Insomma, riproponendo ogni anno film di cui a volte, detta crudelmente, si potrebbe fare a meno. Però è Woody Allen, e finisce sempre che ogni nuova uscita si guardi, per curiosità, con una punta di speranza persino…
Quindi, dopo questa premessa, ho recuperato anche questo.
Un giorno di pioggia a New York parte da una vacanza, un po’ come tutti i precedenti film del buon vecchio Woody Allen (Barcellona, Venezia, Londra… Parigi). Stavolta siamo a New York, una New York luccicante ma molto meno cartolinesca delle precedenti ambientazioni versione vacanza, forse (fortunatamente) perché questa è la sua città ed è stato in grado di allontanarsi vagamente dagli stereotipi per concentrarsi un po’ di più sui suoi personaggi, in questo caso più “vivi” del solito.
Il film segue i percorsi che corrono in parallelo di Gatsby, ricco giovane dal cuore vintage che viene dalla grande metropoli, intelligente e con un forte desiderio di libertà, e Asleigh ragazza invece di campagna pronta a lasciarsi ammaliare e trascinare da figure equivoche alla ricerca dello scoop, è infatti una giornalista in erba pronta a tutto per il successo, e che di quello che Gatsby le vuole mostrare, l'anima antica della sua bella città natale, non ha nessun interesse.
I due, come è prevedibile, si separano non appena arrivati nella grande mela e faticano a ritrovarsi, in tutti i sensi possibili; sono troppo diversi tra loro e in questa vacanza che in tutte le maniere immaginavano che andasse, tranne quella, ritroveranno se stessi e la giusta strada da percorrere.
Ciò che ho trovato voluto - anche se forse non sembra - ma riuscito, è lo sguardo di Woody Allen su questa gioventù completamente fuori dal tempo; tra citazioni, interessi vari e persino il nome del protagonista, tutto sembra richiamare un mondo che non esiste se non nell’anima, nel cuore del regista, nella sua memoria persino. E anche la città stessa segue questa linea, assume questa forma eterea, lontana dal moderno, dalla contemporaneità, si nota negli spazi scelti per fare da sfondo ai dialoghi incalzanti (anche se a volte davvero troppo fuori sincrono con l'oggi per suonare reali) dei protagonisti: sale di musei, Central Park, piani bar, locali retrò… luoghi senza tempo, mitologici persino.
Gli attori sono azzeccati e bravissimi, se c’è una cosa in cui il buon Woody non sbaglia mai è proprio la scelta dei suoi “alter ego”. Timothée Chalamet sicuramente e ancora di più Elle Fanning, passando anche per una convincente Selena Gomez.
In conclusione, Un giorno di pioggia a New York, seppure soffra delle critiche sopra citate, risulta gradevole e a tratti fresco, nonostante tutto.
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