Interviste: Davide Consolandi
|
Intervista a Davide Consolandi, autore di Questioni di sopravvivenza

Parlaci un po’ di te.
Ecco. Sono già in difficoltà… Dunque, ho 32 anni ma personalmente mi sento ancora un ragazzino, o forse è più corretto dire che negli ultimi due/tre anni ho riscoperto il ragazzino che è in me. Ex caffeinomane, sono un grande appassionato di libri (amo i classici), musica, fumetti, videogiochi, cinema e serie tv. Soprattutto libri e serie tv. Quando non scrivo, leggo e quando non leggo sono incollato a Netflix. Ogni tanto dormo anche, ma sto cercando di perdere il vizio.
Come è nata la passione per la scrittura?
Ho sempre avuto una fervida immaginazione, che ho sfruttato per tredici anni nel mondo della grafica finché, come tanti, sono rimasto vittima della crisi. “Eccolo qua”, direte voi, “l’ennesimo scrittore della domenica che non avendo nient’altro da fare ha pensato bene di mettersi dietro una tastiera”. Bè, vi sbagliate. Più o meno. Se Andrea, l’Amico di sempre, non mi avesse spronato a suon di frecciatine a iscrivermi a un corso di scrittura creativa, a quest’ora sarei ancora a casa a girarmi i pollici. Così, grazie alla Macchina dei Sogni e a Chicca Profumo, ho imparato a dare una forma concreta e (soprattutto) sensata a tutte quelle storie che da tutta la vita mi giravano in testa e dopo un paio d’anni di tentativi falliti, eccomi qui con il primo (e non ultimo, spero) libro pubblicato con Lettere Animate.
Qual è il tuo genere letterario preferito come lettore e come scrittore?
Come ho già accennato amo i classici, soprattutto quelli di Dickens (Storia di due città è in assoluto il mio preferito). Parlando invece di generi più “moderni”, leggo molti thriller e horror, insieme a una buona dose di fantasy classico. Ultimamente però sto allargando i miei orizzonti e ho cominciato a esplorare anche altri generi come il romance e lo young adult, un po’ per ricerca e un po’ perché non sai mai quando ti può capitare sottomano un libro in grado di ispirarti nuove storie o nuovi personaggi.
Riguardo la scrittura, i generi che prediligo sono il thriller, soprattutto quello psicologico, e il fantasy: il primo perché amo l’introspezione e sono affascinato dai meccanismi della mente umana e dai suoi lati più oscuri; il secondo perché trovo che non ci sia niente di più bello che creare mondi, personaggi e creature fantastici, capaci di vivere secondo regole diverse e dotati di poteri straordinari. Insomma, chi non ha mai sognato di conquistare il mondo in sella ad un drago?
Solitamente ti immedesimi nei tuoi personaggi?
Assolutamente si. Almeno parzialmente. Ognuno di loro porta dentro di sé una piccola parte di me, possiede un lato del mio carattere, prova dei sentimenti e affronta esperienze che ho vissuto in prima persona. Allo stesso tempo, però, cerco di dare loro una vita propria e renderli il più umani possibile.
Come nascono le tue storie?
Da tutto quello che leggo, ascolto e guardo, oltre alle mie personali esperienze dirette. Molte volte l’idea può nascere da una frase o una singola parola letta in un libro o sul giornale, oltre che dal concetto espresso, da una determinata scena o da una sequenza vista in tv o al cinema, oppure dalle immagini che mi si formano in testa ascoltando una precisa canzone. Il tutto viene poi elaborato e filtrato attraverso il messaggio che vorrei includere nella storia, perché un significato deve esserci sempre. Una storia fine a sé stessa, a mio personale e modesto parere, è una storia inutile.
Com’è nata in particolare l’idea del tuo ultimo lavoro?
Da un periodo cupo che ho vissuto qualche anno fa. Una volta perso il lavoro, non riuscendo a trovarne un altro nonostante gli innumerevoli curriculum inviati, sono finito con il cadere nel classico baratro. Dopo tredici anni di lavoro, nessuno voleva assumermi e questo mi ha portato a dubitare di me stesso e a chiudermi in una sorta di guscio formato da depressione e innumerevoli dubbi. Vedevo la mia esperienza e le mie capacità ignorate da tutti e nel frattempo i debiti si accumulavano. Per questo, come un vigliacco, ho cominciato a bere, diventando il classico cliché letterario e cinematografico. Questo fino a che non ho causato un incidente automobilistico. Non fu niente di grave, ma fu sufficiente a darmi una scossa.
L’esperienza vissuta durante quel periodo mi ha dato lo spunto per creare il personaggio di Alessio, il protagonista di Questione di sopravvivenza, dove però ho voluto prendere il problema dell’alcolismo e ribaltarlo, affrontandolo sotto un punto di vista diverso, quello della necessità di diventare un alcolista per… no, non vi dico altro, altrimenti poi finite col non leggere più il libro.
Raccontaci qualche curiosità.
Alle elementari ho scritto il seguito della trilogia di Ritorno al futuro, più precisamente i capitoli 4, 5, 6 e 7. Ho ancora i quaderni, conservati alla perfezione. Se Spielberg e Zemeckis decidessero di proseguire e non sapessero che pesci prendere… bè, ragazzi, se state leggendo, sappiate che io un paio di idee le avrei.
Hai qualche altro libro in lavorazione?
Più di uno. Attualmente sto lavorando a quattro grossi progetti: due thriller, una saga fantasy e uno young adult. Nell’immediato, però, il prossimo progetto che vedrà la luce (e spero verrà pubblicato) è un romanzo breve con protagonista una ragazza e che parlerà di amore, morte, solitudine e del disagio di vivere in una società che non sentiamo più nostra. Nel frattempo sto anche lavorando a diversi racconti.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Uff… ne ho più di uno. Molti più di uno. Mi limiterò a descrivere i principali, in ordine di possibilità che si realizzino:
- diventare uno scrittore di professione, così che possa mantenermi facendo quello che più mi piace;
- scrivere una canzone insieme o per Annalisa (Scarrone, per chi non la conoscesse);
- sedere in un bar sulla costa del Maine insieme a Stephen King in una mattina di primo autunno e discutere di vita e di libri per tutto il giorno;
- conquistare il mondo in sella ad un drago.
Cosa significa per te scrivere?
Domanda complicata, alla quale posso dare solo molteplici risposte. Scrivere, per me, significa divertirsi, evadere, esprimere la propria opinione ma anche affrontare le proprie paure e i propri dubbi.
La citazione preferita tratta da uno dei libri che hai letto?
Nonostante Stephen King sia in assoluto il mio autore preferito e un vero maestro di vita secondo il mio modesto parere, una delle frasi che più mi è rimasta impressa in tutti questi anni di letture viene da La stanza delle torture di Stuart MacBride: “Perché nella vita vera non c’è mai un lieto fine: nella vita vera sono solo dolore e ossa rotte”.
Sono cinico? Assolutamente si! Parto sempre dal presupposto che al mondo, soprattutto in quello attuale, niente sia facile e nulla ti viene regalato, per ottenere qualcosa devi impegnarti anima e corpo, “farti il culo” se mi passate il termine, e nella maggior parte dei casi arrivi a un risultato che non è quello che speravi ma forse ci si avvicina… o magari neanche più di tanto.
Ti andrebbe di dare qualche consiglio agli aspiranti scrittori?
Nel mio piccolo, nonostante il cinismo espresso nella risposta qui sopra, posso comunque dirvi di non arrendervi. Mai. Se avete un sogno (e le capacità per realizzarlo), continuate a inseguirlo nonostante i calci sui denti e i momenti di sconforto, perché ce ne saranno tanti. Tantissimi. Per il resto, mi limito a citare un passo di On Writing, di Stephen King: “Potete accostarvi alla scrittura con nervosismo, eccitazione, speranza o addirittura angoscia, quella terribile impressione di non mettere completamente nero su bianco pensieri e sentimenti. Potete provarci con le mani strette a pugno, gli occhi a fessura, pronti a spaccare culi senza pietà per nessuno. Oppure perché volete che una ragazza vi sposi o per cambiare il mondo. Va bene comunque, tranne che con leggerezza. Ve lo ribadisco: non accostatevi a una pagina bianca con leggerezza”.
Biografia:
Classe '83, nasce a Milano ma cresce nel Varesotto, tra Saronno e Cislago. Graphic&Web Designer freelance, ha sempre avuto una spiccata immaginazione, che ha coltivato negli anni con autori come Stephen King, Stuart MacBride e Giorgio Faletti. Nel 2014 ha esordito con il racconto fantasy "La Volontà del Fabbro" nell'antologia "Fate - Storie di terra, fuoco, acqua e vento" (edizioni I Doni delle Muse).
Categories: - Marzo 2016