The Revenant (A. G. Iñárritu, Usa 2015)
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"Finché hai un filo di respiro, combatti"
Sono gli anni venti del diciannovesimo secolo. L’America è attraversata da cacciatori di pelle, esploratori e mercenari che la sfruttano per trarne profitto cercando di scampare agli attacchi dei nativi. Uno di questi viaggiatori è Hugh Glass, uomo taciturno che ha il compito di riportare i compagni della sua spedizione a casa, perché non c’è nessuno che conosca quanto lui quelle terre. Ma la sua preoccupazione è tutta per il figlio, un ragazzo indiano che porta sempre con sé. Un giorno però Glass viene ferito mortalmente da un grizzly e viene lasciato nelle mani di Fitzgerald che invece di assisterlo come gli era stato ordinato, lo tradisce. Inizierà così un’odissea per vendicarsi.
Di Iñárritu avevo amato lo scorso anno Birdman, ma The Revenant è un film completamente diverso, non solo come trama e ambientazione, ha un'anima selvaggia. È essenziale, questo non vuol dire però che non sia complesso, anzi. Il regista ci trascina in un viaggio pericoloso tra splendidi paesaggi innevati. Si resta incantati di fronte a quella natura selvaggia, e coinvolti, impressionati quando il sangue bagna la neve senza nessuna pietà. Tutto però gira intorno al personaggio di Glass, in lotta contro la natura ma soprattutto contro la natura dell'uomo, incarnata dal suo nemico Fitzgerald, uno che invece di vivere preferisce sopravvivere, e sul filo del rasoio, sfruttando qualsiasi cosa pur di restare a galla. Al contrario di Glass che pensa solo a lavorare onestamente, a testa bassa, muovendosi silenziosamente come un ospite tra quelle terre.
La sempre magnifica ed elegante mano di Iñárritu non abbandona mai Glass, resta senza sosta con lui durante la sua lunga e disperata lotta, durante i suoi tentativi di sfuggire alla morte che gli aleggia continuamente intorno, privilegiando primi piani che scavano nel cuore del protagonista, alternati ai grandi scenari. L’importanza della fotografia in questo film è totale, non servono parole di fronte alla potenza delle immagini, alla pulizia e naturalezza, alla limpida luce del sole, ai panorami incantati, al silenzio dei boschi interrotto solo dallo stridere dei tronchi o dagli spari. Per questo è quasi un film muto. Non servono parole per far proprio il dolore del protagonista che con un’espressione riesce a trasmettere tantissime emozioni, scuotendo lo spettatore nel profondo, spossandolo, spezzandolo lentamente. Tutto questo, sicuramente, fa percepire il film molto reale, anche se a tratti le (dis)avventure di Glass sembrano un pochino troppo surreali. Non dà però poi così fastidio, sia chiaro, anzi, lo rendono piuttosto ancora più spettacolare.
I piani sequenza (quello iniziale della battaglia è da restare a bocca aperta) e le bellissime riprese dell’azione, originali, dinamiche, riescono ad avvincere lo spettatore per tutta la durata, con ben pochi cedimenti, e in un film così lungo non era facile.
A parte Leonardo DiCaprio, commovente e intenso in questo ruolo, come non nominare anche Domhnall Gleeson, davvero convincente, e il grande, immenso Tom Hardy, talmente imbruttito, e talmente bravo nel suo imbruttimento, da sembrare un altro.
Sarà Iñárritu a dare finalmente l’oscar al povero Leo? Credo proprio di sì.
Trailer italiano:
Trailer originale:
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Categories: - Gennaio 2016