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Opinioni di un clown (H. Böll, 1963)

Posted by Ilaria Pasqua on February 23, 2015 at 3:00 AM

                                       "E gli atei?" 

                                       "Quelli mi annoiano perché parlano sempre di Dio."

                                       "E lei che cos'è, in conclusione?"

                                       "Io sono un clown."


                                 


Hans Schnier è un clown con una particolarità: riesce a fiutare la persona che si nasconde dietro la cornetta, non che gli serva a molto perché quest’uomo ci viene presentato nel momento peggiore della sua vita. È infortunato a un ginocchio ed è stato abbandonato dalla sua unica ragione di vita: sua moglie, una cattolica convinta che sceglie il borghese cristiano Zupfner. È, insomma, solo, senza aspettative o speranze.

 

L’amore è al centro di questa storia, per Hans è qualcosa che non deve essere vincolato da un contratto che sia sociale o statale, ed è questo concetto che approfondisce, fa a pezzi, ricostruisce, per tutto il libro.

Dice:


Quando mi figuro che esiste qualcosa come il “dovere coniugale” mi sento venir freddo. Devono essere una cosa mostruosa questi matrimoni in cui una donna è obbligata per contratto, davanti allo stato e alla chiesa a fare questa cosa. La misericordia non la si può imporre.


Lui rivendica la propria individualità e moralità come essere umano, un essere umano libero, che non sia costretto ad abbracciare a tutti i costi ciò che la chiesa o la società gli impone.

E così Hans il clown si toglie la maschera. Piccoli episodi quotidiani, all’apparenza banali ma poetici e pieni di significato, rievocano la sua vita e questa sua opposizione che lui spiega con un’ironia sprezzante, denunciando senza ipocrisie ciò che per lui è intollerabile: qualsiasi struttura sociale che ingabbi la libertà, che sia la chiesa o la borghesia conservatrice in cui oltretutto è nato. È una satira forte che sfocia nel grottesco, che coinvolge la morale ma anche la tragedia della guerra, e soprattutto la società tedesca degli anni ’60, la più ipocrita delle ipocrite, a suo dire.

Hans comprende le scelte di Maria, frutto di imposizioni impossibili da sconfiggere soprattutto in un'epoca come quella che non smette di abbracciarle, ma non la giustifica. Si spinge così oltre da finire per apparire quasi un sognatore utopico senza una speranza di vivere su questa terra. È la malinconia, una malinconia struggente, a trapelare più di qualsiasi altra cosa dalle pagine, a volte è persino troppa da sopportare, ci si sente male.


Il romanzo è costruito benissimo, tutto si svolge in pochissime ore, in una stanza, attraverso le telefonate che Hans riceverà e che sfrutterà per esprimere le sue opinioni. I dialoghi sono intelligenti, aspri, coinvolgenti. Con le telefonate riemergono anche pezzi di passato, ricordi, questa è la parte più lenta e a volte ripetitiva, ma le telefonate risvegliano subito l’attenzione donando alla storia un bel ritmo.

Opinioni di un clown è un urlo disperato e non si legge sicuramente a “cuor leggero” ma è un classico-non classico intramontabile.




Incipit:

Era già buio quando arrivai a Bonn. Feci uno sforzo per non dare al mio arrivo quel ritmo di automaticità che si è venuto a creare in cinque anni di continuo viaggiare: scendere le scale della stazione, risalire altre scale, deporre la borsa da viaggio, levare il biglietto dalla tasca del soprabito, consegnare il biglietto, dirigersi verso l'edicola dei giornali, comprare le edizioni della sera, uscire, far cenno a un tassì. Per cinque anni quasi ogni giorno sono partito da qualche luogo, la mattina ho disceso e salito scale di stazioni, il pomeriggio ho disceso e risalito scale di stazioni, ho chiamato un tassì, ho cercato la moneta nella tasca della giacca per pagare la corsa, ho comperato giornali della sera alle edicole e, in un angolo riposto del mio io, ho gustato la scioltezza perfettamente studiata di questo automatismo. Da quando Maria mi ha lasciato per sposare Züpfner, quel cattolico, il ritmo è diventato ancor più meccanico, senza perdere in scioltezza.

 

Categories: - Febbraio 2015

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