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Lost in Translation (S. Coppola, Usa 2003)

Posted by Ilaria Pasqua on February 13, 2015 at 3:00 AM

 

                                   "Io non so cosa voglio diventare, capisci?"

 

                                          


Finalmente un film di Sofia Coppola che trovo decisamente riuscito. Finalmente.

Bob Harris è un divo americano che ormai gira solo spot per una nota marca di whisky. È a Tokyo proprio per questo scopo. Insonne, si ritrova più volte al bar con il suddetto whisky che in camera a dormire.

Charlotte invece è una donna giovane e delusa, è venuta in Giappone con suo marito, fotografo di moda, che non vede praticamente mai. Anche lei è insonne. I due non potranno far altro che incrociare le loro vite.

         


Commedia romantica è un etichetta che sta molto stretta a questo film che parla soprattutto di incomunicabilità, della difficoltà di tradurre in parole sentimenti forti e sfuggenti, difficili.

Inizialmente c’è quella sorta di straniamento che provano i due, e noi spettatori, nel trovarsi in un posto di cui non comprendono la lingua, non conoscono le abitudini. In una città piena di colori e di vita, inafferrabile e palpitante, due anime simili si incontrano. Una sulla via del tramonto, una sulla via dell'alba. Bob è uno che la vita l’ha già vista ed è lì quasi ad attendere che passi, e Charlotte, al contrario, curiosa, giovane eppure in un certo senso bloccata, non sa cosa fare del suo futuro.

L’incontro di un attimo e di una vita intera, l’incontro irripetibile. Una storia d’amore, di sentimenti, sì, dove non è necessario altro che uno sguardo.

      


Questo è un film di sguardi, di attimi, di un tempo che si dilata e restringe tra le mani dei protagonisti in un’atmosfera sospesa che a volte questo tempo lo annulla. La storia che si intreccia tra i due si muove proprio sospesa, a mezz’aria.

E Sofia Coppola li riprende senza scadere nel banale, nei soliti schemi narrativi, si sofferma sui loro momenti d’intimità, lancia occhiate piene di sentimento, li avvolge, li contempla, con grande sensibilità. E una fortissima vena di malinconia diventa quasi la protagonista.

Bob e Charlotte sono persi in un labirinto di domande da cui non riescono a uscire. Sono vittime di una nostalgia di chi a già vissuto quasi tutta una vita e di chi non l’ha ancora fatto ma sembra di averla già vista scorrere di fronte gli occhi, si sentono vuoti e così lontani dalla felicità che sembra a entrambi impossibile raggiungerla. Impossibile uscire dal percorso che hanno intrapreso, impossibile guardare oltre, bloccati da un cambiamento che non riescono a scegliere. Non sanno come tradurre ciò che provano, ciò che i loro cuori vorrebbero dire.

        


Però per un momento Bob e Charlotte non si sentono più persi, non si sentono più soli. Anzi, la loro amicizia, quel sentimento che nasce, li aiuta a comprendere se stessi e forse a ritrovare la via per la felicità. Una via che non è mai stata dietro l'angolo, hanno dovuto fare tanta strada, addirittura spingersi lontano, dall’altra parte del mondo. Scegliere un paese straniero per mostrare un’incomunicabilità che tocca più piani, un’incomunicabilità che va dall’interno all’esterno e viceversa, è stato perfetto, esplicativo, un colpo di bravura.

E la colonna sonora è la ciliegina, ciò che rende il film quello che è, ciò che fa del film quello che non sarebbe mai stato senza.

Il fascino di Lost in Translation è indubbio, anche se forse non è facile “entrare”, mettere piede in un mood specifico che assomiglia a una lenta pigra passeggiata in un parco sgombro. Assomiglia.

 



Trailer italiano:


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Trailer originale:


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Categories: - Febbraio 2015

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