Dallas Buyers Club (J.M. Vall?e, Usa, 2013)
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"Non sono illegali, non sono solo state ancora approvate"
Ron Woodroof è un cowboy/elettricista del Texas che un giorno scopre di essere malato di HIV e di avere solo un mese vita. Dopo essersene fatto una ragione, cerca in ogni modo di avere le medicine per curarsi, ma l’ospedale di Dallas non ha soluzioni immediate, sta avviando solo in quel momento una sperimentazione su un farmaco dagli effetti ancora incerti, l’AZT. Lui però non ha tempo da perdere, sta per morire.
Così, allo scadere del mese, dopo essersi arrangiato come poteva, finisce in Messico, in uno di quegli ospedali non ufficiali, gestito da un medico radiato dall’albo. Rimane lì e viene curato con prodotti che negli Stati Uniti non sono permessi, sono “non ufficiali”, e perciò introvabili.
E allora a lui salta in testa un’idea: mettere in vendita quei prodotti e distribuirli a tutti i malati di HIV, ma soprattutto a quelli che stanno assumendo l’AZT, che in Messico ha scoperto essere tossico.
Con l’aiuto di un trans conosciuto in ospedale, Rayonne, metterà su questo commercio, prendendosi moltissime responsabilità e altrettanti rischi, ma vincendo più di una battaglia e vivendo più a lungo di quanto gli era stato predetto.
Dallas Buyers Club è stato folgorante. Mi è piaciuto tanto che gli auguro di vincere l'Oscar, anche se il favoritissimo rimane 12 anni schiavo che in Italia uscirà solo a marzo.
Il film è tratto da una storia vera ma non è quello a renderlo appassionante. Procede quasi come fosse un film d’avventura, due ore intense che volano via con molta facilità. Ron è un personaggio davvero interessante che evolve molto nel corso della storia e a cui non si può fare a meno di affezionarsi. È una personaccia, un rude casinista, uno che ama divertirsi e che prima di conoscere il suo destino passava le sue giornate a bere e drogarsi, un tipo sempre con la battuta pronta e allo stesso tempo un personaggio molto intenso, che dà un senso alla sua vita quando scopre di essere malato e combatte contro le istituzioni che guardano solo ai loro interessi, ignorando quelli dei malati. Il film è proprio questo: una battaglia. E lui è un combattente che non demorde mai, che non accetta di darla vinta a chi è palesemente nel torto, nonostante sia continuamente minacciato, braccato.
Prima non aveva nulla, non gli interessava degli altri, ma quando scopre di essere malato tutto cambia e il personaggio è spinto a fare finalmente qualcosa per se stesso e per gli altri. Senza perdere affatto il suo modo di fare, il suo modo di essere.
“A volte mi sembra di lottare per una vita che non avrò tempo di vivere“
Il rapporto che instaura con Rayonne, all'inizio burrascoso, cresce lentamente, regalando momenti pieni di intensità.
Ciò che ho davvero apprezzato è stato il modo di gestire la storia. Niente pesanti sentimentalismi o pietismi, niente esagerazioni. Non punta alla lacrima facile, non preme su quel tasto perché non serve, è coinvolgente già così, è coinvolgente nelle azioni, nel susseguirsi di avvenimenti che travolgono lui e Rayonne, sempre più uniti, nel modo in cui l’ospedale si rende conto di aver torto, lo sanno che sono in torto, che il farmaco non è sicuro, solo la dottoressa interpretata da Jennifer Garner tornerà però sui suoi passi. Nel modo in cui le autorità continuano a contrastarlo, e nel modo in cui lui riesce ogni volta ad evitare il disastro, a far arrivare le medicine a chi ne ha bisogno, compreso lui stesso. Un film sullo strapotere delle lobby, un’accusa alla corruzione del sistema sanitario americano, completamente sordo ai bisogni dei pazienti di Aids, e su un uomo che ha tentato di riportare l’attenzione sul paziente, invece che sugli interessi, abilmente nascosti dietro facciate di ipocrisia. Uno scandalo farmaceutico che poi ebbe molto impatto sull’opinione pubblica e non solo, portò a una piccola rivoluzione.
Matthew McConaughey è incredibilmente bravo, non semplicemente bravo, mostruosamente bravo. Regge da solo tutto il film sulle sue spalle. Non è solo l’impressione che fa, il fatto che sia dimagrito all'inverosimile, ridotto praticamente all'osso, è in sé semplicemente perfetto. Un’interpretazione che lascia il segno e che sono sicura sarà difficile da dimenticare. Quest’anno, per quanto ami Leonardo DiCaprio (e credo che sia ora per lui di avere ciò che doveva essere suo da anni), penso finirà per vincere Matthew, perché se lo merita. E non ne resterei affatto scandalizzata.
Bravissimo anche Jared Leto, regge bene il confronto, e continuo a chiedermi cosa aspetti a lasciar perdere la musica per dedicarsi invece alla recitazione a tempo pieno.
Un film osteggiato perché scomodo, sicuramente. CI sono voluti decenni per riuscire a girarlo, e già la storia che questa pellicola ha attraversato ne varrebbe la visione, ma anche senza questo Dallas Buyers Club resterebbe un film da vedere assolutamente.
Dimenticavo, da guardare a ogni costo in originale.
Trailer italiano:
Trailer originale:
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Categories: - Febbraio 2014