Sotto la pelle (M. Faber, 2000)
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"Quando avvistava un autostoppista per la prima volta Isserley non si fermava mai, si concedeva un po' di tempo per prendergli le misure. Quel che cercava erano i muscoli: un pezzo d'uomo ben piantato sulle gambe. Di esemplari gracili, pelle e ossa, non se ne faceva nulla."
Isserley ha un lavoro particolare: lei dà passaggi agli automobilisti. Non fa altro. Va avanti e indietro sulla A9 e carica in macchina gli sconosciuti che le sembrano degli ottimi vodsel, sì vodsel, è il termine che usa sin da subito. Devono essere ben muscolosi, non troppo vecchi, non malati, ma soprattutto non devono avere legami. Perché di lì a poco verranno scaricati in una fattoria all'apparenza normale, e spariranno per sempre.
Isserley non è una vodsel, Isserley non è umana.
Sotto la pelle è un libro strano, inquietante sin dalle prime pagine. Disturbante. Spiazzante per molti motivi. Inizia con una situazione che già di per sé genera curiosità: una ragazza che attrae autostoppisti per non si sa bene quale motivo. Poi si perdono i naturali appigli. Faber aggiunge man mano dettagli, ogni certezza inizia a crollare e si aguzza la vista per cogliere questi indizi sparsi qua e là che si concretizzano lentamente dando finalmente il quadro della situazione. Chi è Isserley, chi sono le persone con cui lavora, cos’è la Vess Incorporated. Ma soprattutto: che ruolo ha l’essere umano in tutto questo.
L'avrebbero ricompensata in qualche modo. Avrebbero trasformato il cottage, quella pseudo-catapecchia piena di spifferi, in una vera casa tutta per lei, un nido comodo e accogliente; poverina, doveva sentirtsi così male... quello che le avevano combinato, sì, lo capivano perfettamente, certo, bastava pensare a Esswis, quel poveraccio; ma lei era coraggiosa, sì, era una ragazza in gamba, e l'avrebbero trattata come se non avesse nulla di strano o di brutto, anche perché in fondo lei e loro sotto la pelle erano uguali, giusto?
Si capiscono lentamente le stranezze di questo lavoro che utilizza l’uomo come merce da portare altrove, chissà dove. L'essere umano viene violentemente trattato e ridotto a ciò che per loro è utile. Impossibile non leggere nella storia una critica, quasi un appello. L’uomo viene brutalmente sfruttato, senza nessun senso di colpa. Per loro siamo noi gli animali, loro sono solo una specie che ci sfrutta come meglio può. Una specie che non ha avuto niente, che vive in un posto buio, e che viene tentata dalla bellezza del nostro mondo. Isserley ama la nostra terra, la osserva, la sente, la capisce, molto più di un vero essere umano. Isserley è stata sfigurata, ridotta a ciò che loro chiamano animali, è un essere fragile che ha fatto di tutto per sopravvivere, per questo ha accettato il lavoro che nessuno voleva. A costo di perdere se stessa, ciò che era fuori e in un certo senso dentro. Isserley ha fatto tabula rasa, ha azzerato tutte le conoscenze e si è ricostruita. Ha grandi difficoltà ad adattarsi, a comprendere gli animali che cattura ogni giorno, ma si sta avvicinando a loro senza rendersene conto. Le sue certezze vacillano, il lavoro diventa più faticoso, e il suo corpo fragile, pieno di cicatrici, sta crollando. È stanca e non sa qual è il suo posto.
Sotto la pelle nasconde un mondo intero. Ogni vita che Isserley si prende sembra imprimere un’impronta, per quanto minuscola. Da essere glaciale inizia a prendere fuoco lentamente. Cosa si sta consumando dentro di lei, sotto quella pelle che non le appartiene? E in cui non riesce a riconoscersi? Qualcosa che non è in grado di decifrare, perché un essere umano non è. Eppure il suo cuore pulsa come tutti gli altri e le fa mettere di nuovo tutto in discussione.
Di questo libro mi ha colpita molto la facilità con cui Faber mi ha fatto indentificare con la protagonista, non umana. Quanto è sottile la barriera tra umano e inumano? Bene e male? Giusto e ingiusto?
L’ho trovata una storia inusuale, anche se un difetto ce l’ha: un finale troppo frettoloso e forse neanche esageratamente giusto, visto le basi che erano state poste lungo il cammino.
Isserley nonostante tutto fa molta pena, si cerca di comprendere le sue scelte, il suo modo di vedere il mondo, le sue difficoltà così diverse e allo stesso tempo uguali alle nostre. Ci si identifica in lei, in fondo non ha importanza che siano animali, o uomini, sotto la pelle, sotto le apparenze, sotto la facciata che mostriamo agli altri, siamo tutti uguali. Non siamo forse tutti prigionieri del nostro corpo?
E forse Isserley lo è più di chiunque altro.
Ma io mi chiedo, come ogni lettore a fine libro: lo siamo davvero?
Incipit:
Quando avvistava un autostoppista Isserley non si fermava mai, si concedeva un po' di tempo per prendergli le misure. Quel che cercava erano i muscoli: un pezzo d' uomo ben piantato sulle gambe. Di esemplari gracili, pelle e ossa, non se ne faceva nulla. A un pieno sguardo, tuttavia, era incredibile quanto poteva risultare difficile notare la differenza. Si potrebbe pensare che un autostoppista solitario, fermo al bordo di una strada di campagna, sia visibile per almeno un chilometro, come un monumento lontano, o un silos per le granaglie: si potrebbe pensare di riuscire a esaminarlo con calma mentre si guida, di spogliarlo e rigirarselo nella mente con anticipo, ma Isserley aveva scoperto che non era così. Guidare attraverso le Highland scozzesi era di per sé impegnativo, accadeva sempre qualcosa in più rispetto a quel che ci si immagina guardando i paesaggi delle cartoline. Perfino nel silenzio madreperlaceo di un' alba invernale, con le nebbie ancora addormentate nei campi ai lati della strada, non si poteva sperare che la A9 restasse vuota a lungo.
Curiosità: da Sotto la pelle è stato tratto un film con Scarlet Johansson che uscirà nelle sale ad aprile 2014.
Under the skin (J. Glazer, Usa/Gran Bretagna, 2013)
Categories: - Febbraio 2014