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Babelfish, racconti dall'Era dell'Acquario (G. Pitaro, 2013)

Posted by Ilaria Pasqua on December 2, 2013 at 3:40 AM


"Se la goccia incontra il suo destino attraversa anche il mare. Se la goccia deve congiungersi al suo destino attraversa anche il mare. Se la goccia deve incontrare il suo destino attraversa anche il mare..."


                                      


Babelfish è una raccolta di racconti che parla di realtà multiple, tenute unite dall’esperienza, dallo sguardo di un uomo a diverse età della sua vita. È così che ho percepito questo piccolo libro eccezionale e pieno di personalità.


Rino riflette sulla paura della morte, sull’incapacità di reagire, un giorno in cui si ritrova a correre a perdifiato per sfuggire a un toro.

Michelangelo, di cui veniamo a conoscenza attraverso il suo gruppo di amici, uno in particolare ci racconta la sua vita e la loro profonda amicizia sfilacciata dagli eventi e dall’impossibilità dell’amico di scendere a compromessi.

Chris, per sfuggire alla vita caotica di Roma, si rifugia ogni venerdì in un cimitero, a godersi il silenzio e a osservare la città da un’altra e più emozionante prospettiva. E si ritroverà a fare strani incontri in una atmosfera surreale e magica. Il racconto che mi è rimasto più impresso, e il personaggio che ho fatto più mio; affascinante lo sguardo con cui osserva e descrive ciò che ha davanti e dentro.


“Osservare da lontano tutta quella realtà in movimento gli dava una curiosa e appagante soddisfazione: era come volare ad ali spiegate, come essere libero da quelle traiettorie in ferro che viste da lì parevano essere corridoi del destino che incanalavano le sorti di milioni di persone. Era come avere una percezione diversa del tutto, quasi uno sguardo da turista distante che si chiedeva che vita facessero quelle persone e fantasticava sulle loro esistenze. E poi c’era il silenzio che amplificava tutto, il silenzio in quell’anfratto solitario del cimitero.”


Claudio, la cui quotidianità, vissuta in una città moderna e frenetica come Londra, viene spezzata solo dalla visita alla bottega di Miss France, un luogo fuori dal tempo che sembra racchiudere tutto ciò che non esiste più ma che va preservato a tutti i costi.


“Chi era per lui Miss France? Nessuno. Una donna anziana a cui talvolta rivolgeva un saluto quando passava di fronte al suo negozio assieme alle colleghe; vi sostavano per qualche secondo facendo commenti e ridacchiando di tutto quel vecchiume.”


Una presenza che è però diventata inscindibile.


“con quel suo negozietto senza clienti in un quartiere di banche, locali alla moda e uffici moderni, ci ricorda che siamo sempre dei bambini che possono avere un rapporto con gli oggetti fatto anche solo di pura curiosità o affetto. Ci rammenta che non dimenticarsi di giocare, di sognare, è importante.”


Ivan e Sakura, costretti a confrontarsi con le loro due diverse tradizioni, due culture agli antipodi che si scacciano e si cercano, spingendo Ivan a conoscere a fondo quel paese di cui aveva percepito solo la superficie.


“Ivan non ci aveva capito troppo di quella situazione. Non riusciva a comprendere l’intima scelta di Sakura, in definitiva il suo rapporto con la vita, che sfuggiva al suo sentire anche se era per lui una fonte di fascino femminile.”


E infine Francesco, alla continua ricerca dell’amore, nonostante la vita da nomade, e in perenne bilico tra desiderio di normalità e vita da celebrità, che capisce il prezzo pagato per il successo.

 

Per ogni personaggio il viaggio come metafora della vita stessa. La partenza come scoperta, la costruzione di un futuro dal destino incerto, lontano da casa, in posti distanti e dalle diverse tradizioni, dai differenti ritmi. Ma in ogni luogo le prospettive sembrano cambiare, tirando la vita verso direzioni inaspettate. E i personaggi si trovano ad affrontare le conseguenze dovute alle scelte fatte in questi nuovi mondi così diversi e allo stesso tempo così simili.


Ho apprezzato ogni singolo racconto nella sua unicità e allo stesso tempo legame con gli altri. Ho percepito quei luoghi, descritti sempre con grande cura, attraverso lo sguardo dei personaggi; ognuno di loro ha una caratteristica che li denota, ma allo stesso tempo sembrano quasi sfumature della stessa persona alle prese con vite diverse e scelte differenti, o forse semplicemente con momenti diversi dell’esistenza. Hanno in comune il loro modo di osservare ciò che li circonda, le persone, di respirare i luoghi, con una confidenza che ci fa sentire a nostro agio in quei mondi lontani, ma a disagio con le persone che incontrano lungo il cammino. Risalta tra le pagine una solitudine che sembra allontanare gli uomini gli uni dagli altri, si respira la distanza, la mancanza di una reale e sincera comunicazione in una vita frenetica e omologata. I personaggi appaiono come isole, alla ricerca di una collisione. È questa la sensazione che ho avuto quando ho terminato la lettura, ma anche una malinconia che impregna ogni pagina, legata a un forte desiderio di vivere.

Ciò che credo sia un gran pregio è quello di lasciare al lettore lo spazio per riflettere. Sono racconti che danno l’impronta dello scrittore ma lasciano liberi di pensare, lasciano vagare la mente, hanno una loro specifica identità ma danno a chi legge la possibilità di infilarsi dentro ognuno, attraversando quel flusso di pensieri, di mettersi comodo e di respirare al proprio ritmo luoghi, idee, suggestioni.

In conclusione, un lungo viaggio dentro e fuori di sé tratteggiato con abilità, cuore e grande sensibilità.



Categories: - Dicembre 2013

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