Doctor Sleep (M. Flanagan, Usa 2018)
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“Quando ero bambino c'era un posto... un posto oscuro. Poi l'hanno chiuso lasciandolo marcire, ma le cose che vivevano lì... quelle ritornano.”
Danny Torrance non è più un bambino. Adesso è un uomo che deve fare i conti con la sua luccicanza e imparare a conviverci. Ma non è facile e nel tentativo è diventato un alcolizzato senza futuro che ha toccato il fondo. Grazie all'aiuto di un amico, riuscirà però a rialzarsi, trovando una parvenza di serenità in una piccola cittadina, almeno fino a quando qualcuno non lo ricontatterà, scatenando tutti i suoi peggiori incubi.
Era davvero un azzardo portare sul grande schermo Doctor Sleep, come lo era scrivere un seguito, d’altronde.
Il film è costruito su due pilastri, da una parte abbiamo la luccicanza ora minacciata da un gruppo di predatori che danno la caccia a chi la possiede, imbattendosi nella piccola Abra; dall’altra, invece, il legame mai interrotto tra Dan e il suo passato, fatto di fantasmi e di un padre sempre presente nei suoi incubi. Talmente presente che porterà Dan a ripetere quello stesso percorso distruttivo che a lui era stato fatale.
Si è subito proiettati nel contesto di Shining, perché troviamo Dan dal primo istante nella stessa situazione di Jack Torrance.
La citazione del capolavoro di Kubrick, i richiami anche solo accennati, sono costanti e sono utili, oltre che per fare felici i fan, per mantenere in piedi queste due vite che corrono parallele, quelle di padre e figlio, per poi scontrarsi e ritrovare una redenzione.
Tutto il film è costruito per arrivare a quello scontro finale all’Overlook Hotel, la via per superare il passato e mettere a posto tutto ciò che è rimasto sospeso. La piccola Abra e i “cattivi” allora suonano come un pretesto per far scendere in campo l’eroe e metterlo in pericolo abbastanza da portarlo sulla strada sperata.
Lo scontro tra bene e male risulta debole e la protagonista dei “vampiri", la donna col cappello, è sicuramente affascinante ma non abbastanza incisiva o carismatica.
Sicuramente nella sua ambizione, Mike Flanagan è riuscito a richiamare le atmosfere del capolavoro di Kubrick, aiutato da alcuni stacchi musicali impossibili da dimenticare, ma anche a distanziarsene per abbracciare più la visione del libro di Stephen King. Non è un segreto che lo Shining di Kubrick si allontani ampiamente dal libro e che sia stata una delle maggiori critiche al film.
Nel complesso, Doctor Sleep è riuscito e ha il grande pregio di essere di uno scorrevole impressionante, tenendo sul filo lo spettatore con il suo universo di citazioni, ma soprattutto in attesa dello scontro finale, che ripaga sicuramente la visione. Tre ore piene volano via in un soffio. Nel bene e nel male.
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