Perfetti sconosciuti (P. Genovese, Italia 2016)
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"Qua dentro ci abbiamo messo tutto! Questo qua ormai è diventata la scatola nera della nostra vita!"
Quante coppie, quante amicizie crollerebbero se ognuno guardasse nei cellulari degli altri? È questa la premessa di partenza della storia. Una sera i sette amici si incontrano per una cena insieme che si trasformerà in un gioco al massacro.
Tutti i personaggi pensano superficialmente di conoscersi a fondo, e peggio di non avere niente da temere o da nascondere che possa essere scoperto con un “innocente gioco”. Un gioco che di divertente, come all’inizio predicano, non ha niente, e se ne accorgeranno.
Semplice l’argomento ma per nulla facile da trattare, anzi. I (ben) cinque sceneggiatori fanno un gran lavoro, scrivendo un copione brillante, preciso e in perfetto equilibrio tra comico e drammatico. I frammenti di storia, gli spaccati di vita nascosti che vengono alla luce pian piano si incastrano perfettamente l’uno nell’altro, creando un tessuto solido. Ben riusciti i dialoghi, incalzanti, rapidi, intelligenti e anche ben cuciti addosso ai propri personaggi che gettano lentamente, e involontariamente, la maschera. Così la vita pubblica, vita privata, vita segreta vanno a cozzare l’una con l’altra. Il gruppo sotto gli occhi del pubblico muta, colpisce, disgusta, assumendo tratti inquietanti e inaspettati.
Il cast corale funziona alla grande, non c’è un attore fuori posto. Ognuno è in grado di dare qualcosa in più al proprio personaggio. Sono tutti fragili, frangibili, basta un niente per spazzare via una relazione, una vita intera di conoscenze e confidenze costruite su basi povere e fondate sull’ipocrisia per resistere alle debolezze dell’uomo. Gli sceneggiatori ci vanno giù pesante, la scrittura è dura, disincantata, ai limiti della crudeltà, non indorano in nessuna maniera la pillola, ed è per questo che Perfetti sconosciuti, risulta così riuscito, vincente.
Ricorda un po’ quei bei film francesi che sanno giocare con i generi senza scadere nel melodrammatico, nel romantico spinto, nel sarcastico e basta. Ma se lo sfondo è francese, i caratteri, i problemi, le relazioni sono tutti italiani, i rimandi alla nostra vita sono continui, realistici.
Bel colpo il finale, in questo caso davvero perfetto. Le relazioni, sembra dire il film, riescono a stare in piedi solo nascondendosi dietro l’ipocrisia, e accettando che la menzogna è alla base di tutto, l’unico modo per sopravvivere all’altro e mantenere “in vita la vita”. Crudele. Vero.
Trailer italiano:
Categories: - Maggio 2016