Ender's Game (G. Hood, Usa 2013)
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"Non si è mai pronti, ma lui è pronto abbastanza"
Ender Wiggins è un dodicenne brillante che viene selezionato per essere addestrato insieme ad altri giovani alla Battle School, un’accademia situata nello spazio. La guerra potrebbe scoppiare da un momento all’altro e i ragazzi sono l’unica speranza, per questo si allenano a complesse simulazioni e giochi per prepararsi alla brutale realtà.
Gli alieni, in questo caso un incrocio tra formiche e scorpioni, già in un primo attacco erano arrivati a uccidere milioni di terrestri.
Al comando c’è il Colonnello Graff, è lui ad essere convinto delle capacità di Ender ed a spingerlo nell’addestramento.
Ender’s Game è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Orson Scott Card, un cult del genere young adult, visto che è datato addirittura 1985, molto prima che questa definizione prendesse piede.
Sullo schermo la storia rivive scrollandosi tranquillamente gli anni di dosso, è ancora molto attuale e coinvolgente. Il personaggio di Ender è un ragazzino che cerca a ogni costo l’equilibrio tra la forza, rappresentata dal fratello Peter, e i sentimenti, impersonati invece dalla dolce e fragile sorella Valentine. Oltre a scrutarsi dentro dovrà fare i conti con le persone che lo circondano, con la loro invidia, e il peso delle responsabilità, oltre a scendere a patti con la guerra che li avvolge ma non tocca. I ragazzi sono ben nascosti in questa realtà fatta di pistole che sembrano giocattoli, in sfere senza gravità, in scenari che sembrano videogiochi, e nonostante l’incredibile serietà degli addestramenti, e la coscienza dei ragazzi, quella è solo una simulazione, per quanto perfetta.
Il percorso di Ender è chiaro sin dall’inizio, eppure si segue con grande gusto, grazie ai continui cambiamenti di ambiente che costringono il ragazzo a riabituarsi, e così noi spettatori.
Le simulazioni sono altrettanto gustose, semplici alla base, ma credibili nell’utilizzo di strategie e affini.
Il gruppo di ragazzi funziona bene, e altrettanto bene Asa Butterfield, che ormai si avvia sulla strada dell’adolescenza.
Ho trovato Harrison Ford imbalsamato e a tratti a disagio, nonostante il personaggio sia interessante: un uomo che utilizza i giovani per la guerra e che non è in grado di riuscire a vederli come bambini, ma quasi solo come macchine che devono conseguire un risultato. E poi c’è Viola Davis, sempre brava anche se qui un po’ sacrificata.
Il finale è esageratamente affrettato e compresso, quasi forzato, si sente che lì sono stati fatti i maggiori tagli, e pesa nella riuscita del film, ma nel complesso funziona e intrattiene molto bene per due ore.
Trailer italiano:
Trailer originale:
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Categories: - Dicembre 2014