Come le mosche d'autunno (I. Némirovsky, 1931)
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«Andavano avanti e indietro, da un muro all’altro, in silenzio, come le mosche di autunno, quando passati il caldo, la luce e l’estate, volano a fatica, stanche e irritate, sui vetri, trascinando le loro ali morte»
La guerra è in corso e Tat’jana Ivanovna, la vecchia nutrice e governante della famiglia Karin, prepara silenziosamente i bagagli per Jurij e Kirill, costretti a partire per andare a combattere, con la consapevolezza che niente sarà più lo stesso. Ed infatti sarà questo l’inizio del declino della famiglia, costretta a emigrare a Marsiglia poi a Parigi per sopravvivere, mentre la vecchia governante resta a vegliare sulla casa vuota, nella sua patria, prima di partire per raggiungere quella che è la sua unica famiglia.
In poche pagine Irène Némirovsky ha tracciato la vita e la morte di questa nobile famiglia in una vecchia Russia che riesce a farci respirare a fondo. La vera protagonista è la vecchia nutrice, silenziosa depositaria dei beni ma soprattutto dei ricordi della famiglia in quel mondo che lei non vuole lasciarsi alle spalle. Attraverso i suoi occhi affettuosi e nostalgici vediamo un’epoca cambiare sin troppo velocemente, sostituendo un passato glorioso con un presente dubbio e triste, e un futuro che forse non esiste.
E Tat’jana vede solo i Karin vagare in un appartamento minuscolo, buio, angosciante e opprimente, spostandosi da un punto all’altro, in silenzio, come le mosche d'autunno. Lasciandosi alle spalle i ricordi e la dignità. Intanto aspetta, aspetta che la neve cada, quella neve che in Russia si vede già ad ottobre.
A che pro? A che serve? Si chiedono i personaggi, tutti, in egual maniera. È finita… è finita. Anche per Tat’jana che con gli occhi corre ancora a quella casa impossibile da dimenticare, a una vita ormai lontana e seppellita, alla distesa di neve che la ricopriva d’inverno riempiendola di pace.
Come le mosche d’autunno è una lettura intensa carica di malinconia che forma un nodo in gola, un sospiro costante. Pochissime pagine e un mondo intero di suggestioni e sentimenti. La magia di Irène Némirovsky.
Incipit:
Scrollò il capo, e disse come un tempo:
«E allora, addio, Jurocka… Abbi cura di te, mio caro».
Come passavano gli anni… Era ancora un bambino, quando partiva per il liceo di Mosca, in autunno, e veniva a salutarla proprio così, in quella stessa stanza. Dieci, dodici anni prima…
Gli guardò l’uniforme da ufficiale con uno strano stupore, di triste orgoglio.
Categories: - Luglio 2014