Chi ti credi di essere? (A. Munro, 1978)
|

Non devi metterti in testa di essere meglio degli altri solo perché impari le poesie a memoria. Chi ti credi di essere?
Non era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva; anzi, quella domanda spesso assumeva alle sue orecchie la monotonia di un gong, e Rose non ci badava più. In seguito però si rese conto che Miss Hattie non era un'insegnante sadica; si era trattenuta dal pronunciare il suo commento davanti a tutta la classe. E non era neppure astiosa; non voleva vendicarsi perché non era riuscita a dimostrare che Rose si sbagliava. La lezione che intendeva impartirle era più importante della poesia, ai suoi occhi, ed era profondamente convinta che Rose ne avesse bisogno. A quanto pareva, molte altre persone la pensavano così.
Incipit:
Botte da re
Botte da re. La promessa arrivava da Flo. Adesso te le prendi, e saranno botte da re.
Indugiando sulla lingua di Flo, l'espressione si caricava di decorative gualdrappe. Rose aveva bisogno di immaginare le cose, di pedinare assurdità, che superava anche quello di tenersi lontano dai guai, perciò, invece di prendere la minaccia sul serio, si perdeva a rimuginare: ma come saranno le botte da re? Si inventò un viale alberato, una folla di spettatori eleganti, dei cavalli bianchi, degli schiavi neri. Wualcuno si inginocchiava e il sangue schizzava copioso come stendardi al vento. Una cerimonia selvaggia e stupenda. Nella vita vera neanche si avvicinavano a tanto splendore; c'era giusto Flo che tentava di conferire all'evento un'aria di rincresciuta ineluttabilità. Rose e suo padre invece varcavano subito la soglia del presentabile.
Era suo padre il re delle botte da re. Quelle che passava Flo non arrivavano mai a tanto; erano lesti ceffoni o sberle rifilate con l'attenzione sempre rivolta altrove. Levati dai piedi, diceva. Fatti gli affari tuoi. Togliti quell'espressione dalla faccia.
Categories: - Dicembre 2013