Acido Solforico (A. Nothomb, 2005)
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"Venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più: ne pretesero lo spettacolo"
Amélie Nothomb è una scrittrice che o si ama o si odia, oppure si può odiare mentre si legge, "perché mi hai messa in questa situazione?" ti viene da chiedere sfogliando le pagine... perfida!
Ho letto molti suoi libri e sono uno più “psicologicamente cruento” dell’altro. Sono una bastonata.
Acido solforico è quello con la trama più particolare, il più provocatorio, estremo e quello che ha alzato più polemiche.
Un nuovo reality show dal nome “Concentramento” è alla ricerca di nuovi partecipanti. La troupe televisiva si aggira per le strade di Parigi selezionando persone, o meglio concorrenti, e strappandole dalle loro vite senza che possano opporsi. Uomini e donne vengono poi stipati in treni merce e deportati come animali in questo campo che segue proprio le regole dei campi di concentramento… la situazione viene ricreata esattamente nei minimi dettagli, ma in più ci sono gli occhi attenti delle telecamere, come in tutti i classici reality show.
La nostra eroina, Pannonique, che nel campo sarà la detenuta CKZ 114, è una delle vittime costrette a partecipare a “Concentramento”. Oltre a lei e agli altri detenuti costretti ai lavori forzati, c’è la seconda figura tipica dei campi di concentramento: i kapò. Sono loro a decidere chi dovrà essere mandato a morte, perché sì, qui i partecipanti muoiono.
I kapò sono disprezzati dal pubblico, ma come si disprezza un personaggio antipatico e indigesto in una serie tv. Nessuno pensa di opporsi a “Concentramento” e, anzi, non c’è una persona che non segua assiduamente il programma.
Nessuno mette in dubbio questo reality show, non il pubblico, tantomeno gli organizzatori o i kapò. Non viene visto come qualcosa di crudele o disumano.
È solo e semplicemente quello che la gente desidera vedere.
Oltre a Pannonique, il personaggio che risalta nella storia, ma che è dall’altra parte della barricata, è Zdena una ragazza considerata da tutti una nullità, che sembra disprezzare il tipo di programma, ma che di parteciparvi solo perchè, per la prima volta, si sente accettata da qualcuno. Questa kapò sviluppa per Pannonique, una vera e propria ossessione morbosa che la ragazza cercherà di tenere a bada.
Pannonique è indignata ed esasperata dalle condizioni in cui sono costretti a vivere, dall’atteggiamento dei kapò, dall’assurdità di questa situazione e si oppone con tutte le sue forze, cercando anche di parlare direttamente al pubblico che se ne sta in silenzio, nascosto dietro una finta indignazione. E questo la metterà nei guai…
Come al solito evito di entrare nel dettaglio per lasciarvi gustare questo libricino pieno di personalità (sono appena 144 pagine).
La Nothomb porta all'estremo un piacere proprio della popolazione, una popolazione che si sovrappone interamente agli spettatori televisivi; uomini, donne, ragazzi e bambini con un solo statico volto, senza sfaccettature, incapace di esprimere individualità o rivolta.
E in particolare i fronti che analizza sono due: quello nel campo, i rapporti tra vittime e aguzzini, e quelli delle vittime tra loro; dall’altro invece quello tra spettatori intesi in un senso più ampio, telespettatori e opinione pubblica, visti non in termini di esseri umani ma di audience.
Attraverso una scrittura asciutta e essenziale, l'autrice esamina a fondo gli animi delle persone coinvolte, tentando di spiegare come e perchè certi programmi, che nella realtà, ormai, non sono troppo lontani da "Concentramento", giungano al successo, mostrando come l’individuo sia facilmente manipolabile, senza che ci faccia caso. Ma non è tutto nero, perché esiste una minoranza che si oppone, sembra dirci, ma è impotente e inascoltata.
Amélie, alla domanda sul perché la gente anche se si dichiara disgustata dai reality finisce per poi guardarli, risponde:
"Dovremmo chiederci se essere indignati abbia un’efficacia, oggi. La stessa indignazione fa parte, infatti, della pubblicità. Chi organizza questo tipo di trasmissione, credo, giochi molto su questo sentimento. Ed è per questo che io propongo di boicottare questo tipo di spettacolo, in cui domina il disprezzo nei confronti dell’umanità. Tutti disprezzano tutti. Gli organizzatori disprezzano i partecipanti, i partecipanti disprezzano gli organizzatori. È un circolo vizioso di disprezzo che non finisce mai".
Viene definito da molti un libro "osceno e "irrispettoso".
Ma lei non è affatto d'accordo e risponde:
"Si tratta più che altro di una polemica scatenata dai giornali, dai mezzi di comunicazione di massa, perché non è arrivata da parte dei miei lettori. Chi si è indignato non se l’è presa tanto per il discorso sulla televisione, che forse avrei potuto accettare, ma quanto per i riferimenti alla shoah. L’accusa principale che mi è stata rivolta è stata quella di oscenità, ma io non trovo che il mio libro sia osceno. E per tutta risposta pongo un’altra domanda: qual è il limite oltre il quale è indispensabile indignarsi?".
Di certo è un libro perfido e pericoloso, fastidioso, come un po’ tutti i lavori di questa autrice fuori dalle righe che non ha mai peli sulla lingua.
Acido solforico si legge tutto d’un fiato. Ma attenzione, perché potrebbe incastrarsi in gola.
"Non crede che siano gli organizzatori a creare quel mercato, come un pubblicitario crea un bisogno?
-No. L'ultima responsabilità ricade su colui che accetta di assistere a uno spettacolo così facile da rifiutare"
L'incipit:
Venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più: ne pretesero lo spettacolo.
Per essere fermati non serviva alcun requisito. Le retate si verificavano ovunque: chiunque veniva portato via, senza possibilità di appello. L’unico criterio era l’appartenenza al genere umano. Quella mattina Pannonique era uscita per fare una passeggiata al Jardin des Plantes. Arrivarono gli organizzatori e setacciarono il parco. La giovane si ritrovò su un camion. Non era ancora andata in onda la prima puntata: la gente non aveva idea di cosa gli sarebbe successo. Erano tutti indignati. Alla stazione, li stiparono su un carro bestiame. Pannonique vide che li stavano riprendendo: li scortavano numerose telecamere che non perdevano una virgola della loro angoscia.
Adattamenti cinematografici: no
Se ti è piaciuto Acido Solforico ti consiglio:
- Antichrista (A. Nothomb, 2003; Voland, 2004)
- Sabotaggio d'amore (A. Nothomb, 1992; Voland, 1998)
- Igiene dell'assassino (A. Nothomb, 1993; Voland, 2001)
Categories: - Giugno 2013