The Hunger Games (S. Collins, 2008)
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"Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!"
Il primo libro della saga "The Hunger Games" è divenuto sin da subito un caso editoriale, e non a caso.
Narra la storia di Katniss, una ragazza che vive a Panem, una nazione distopica divisa in distretti, ognuno specializzato in una particolare attività.
Gli abitanti del suo distretto di appartenenza, il 12, cercano di sopravvivere in condizioni precarissime. Il distretto è, infatti, stretto nella morsa della fame e, come tutti gli altri, sotto controllo. Gli è, infatti, impedito di uscire dai suoi confini, o di entrare in contatto con gli altri distretti, in poche parole: sono come topi rinchiusi in una scatola.
In questa situazione precaria, i giovani attendono con terrore il giorno della mietitura, un momento che viene una volta l’anno e che selezionerà, tramite un sorteggio, un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i diciotto anni, in ognuno dei distretti.
I tributi, come vengono chiamati, saranno costretti a partecipare agli Hunger Games, reality show in cui sono costretti a combattere tra loro in una vasta arena, costruita apposta per l’occasione, finché non ne resterà solo uno.
La regola, infatti, è: uccidi o muori.
Non vincerà solo il più forte o il più bravo, ma anche quello più sveglio, quello che riesce ad accattivarsi il pubblico e gli sponsor, essendo l'evento, sempre e comunque, oltre che un monito per i suoi cittadini, un reality show in cui i giudizi del pubblico contano più di qualsiasi altra cosa. Soprattutto i giudizi di Capitol City.
Capitol City, il primo distretto, è il più ricco di tutta Panem, e il centro del controllo. Dalla sua posizione privilegiata si gode ogni momento, grazie alle mille telecamere installate in ogni angolo, partecipando anche attivamente allo svolgimento dei giochi, non solo come pubblico, ma anche, appunto, come sponsor. Capitol City è la platea, l’auditorio per cui questi giochi vengono messi in scena ogni anno. Gli stessi giochi, infatti, rappresentano anche una dimostrazione di superiorità da parte del primo distretto. Uno strumento di controllo del popolo di Panem.
Quando Katniss urla “mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!”, sa di aver firmato la sua condanna a morte. Appartiene al distretto dei minatori. Quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 anni, perché la sua povera gente non è in grado di allenare i suoi ragazzi per la vittoria e la gloria, come fanno al Distretto 1, o anche solamente sfamarli.
Insieme a Peeta, altro giovane del suo distretto, Katniss tenterà di sopravvivere ai giochi. La ragazza vuole tornare a tutti i costi da sua sorella e nella sua vita non si è mai tirata indietro, è sempre sopravvissuta aggrappandosi con le unghie e con i denti. Perciò lo farà anche questa volta, anche se l’impresa sembra disperata. Il suo compagno di viaggio Peeta, sembra innamorato di lei. Ma negli Hunger Games non ci sono amici, non c’è spazio per i sentimenti. E Katniss l’ha capito.
Il libro mi ha lasciata piacevolmente stupita. L’ho letto tutto d’un fiato e con grande interesse, perché nonostante ricalchi, a tratti, classiche dinamiche, è ricco di novità e di tantissimi spunti di riflessione.
Capitol City è una città senza morale, i suoi abitanti fanno venire il voltastomaco con la loro mancanza di morale. Sono persone ossessionate dall’aspetto, vuote e piene di stupidità. O meglio, instupidite.
Katniss è un personaggio intrigante e nonostante la sua rudezza, il suo carattere duro e difficile, ti fa immedesimare in lei, grazie anche alla scrittura in prima persona. Katniss è cinica e apparentemente fredda perché ha sempre dovuto lottare per sopravvivere. La sua determinazione, la scrittura asciutta e scorrevole, i personaggi che non sono mai di troppo, catturano e catapultano tra le sue pagine. È interessante seguire le dinamiche che si creano, le strategie messe in atto per piacere agli sponsor e ricevere degli aiuti, la finzione, tutti i meccanismi che sono alla base di questo nuovo, e alla fine non poi così tanto irreale, mondo.
È appassionante, quanto straziante, vedere questi ragazzi che lottano per sopravvivere, cercando di lasciare da parte quel loro lato umano che gli impedirebbe di tornare a casa dai propri cari.
Suzanne Collins è stata bravissima a creare un mondo distopico credibile, pieno di sfaccettature e di tematiche che rispecchiano chiaramente la nostra società (la fissazione per l’aspetto e la chirurgia, l’amore per i reality show, qui portati all’ennesima potenza, la contrapposizione tra nazioni povere e ricche).
Le sue fonti sono tantissime, a partire da Battle Royal (il romanzo cult del giapponese Koushun Takami, poi film, infine manga) fino ad arrivare al mito del Labirinto del Minotauro. Ma in ogni caso è riuscita a rielaborare tutto in chiave personale, creando una storia nuova che colpisce dritta al cuore.
“Felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!”
L'incipit:
Quando mi sveglio, l’altro lato del letto è freddo. Allungo le dita per cercare il calore di Prim, ma trovo solo la tela grezza della fodera del materasso. Avrà fatto un brutto sogno e si sarà infilata nel letto della mamma. Ma certo. Oggi è il giorno della mietitura.
Mi sollevo su un gomito. Nella stanza c’è abbastanza luce per vederle. Prim, la mia sorella minore, è sdraiata su un fianco, rannicchiata contro il corpo di nostra madre, le guance vicinissime. Nel sonno la mamma sembra più giovane, un po’ consumata, ma non troppo male in arnese. Il viso di Prim è fresco come una goccia di pioggia e incantevole come la primula da cui ha preso il nome. Una volta anche mia madre era bellissima. O almeno così dicono.
Adattamenti cinematografici: sì
- The Hunger Games (G. Ross, Usa, 2012)
Trailer italiano:
Trailer originale:
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Se ti è piaciuto Hunger Games ti consiglio:
- The Hunger Games - La ragazza di fuoco (Catching Fire, S. Collins, 2009; Mondadori, 2010)
- The Hunger Games - Il canto della rivolta (Mockingjay, S. Collins, 2010; Mondadori, 2012)
- Battle Royal (K. Takami, 1999; Mondadori, 2009)
Categories: - Maggio 2013