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Cecita' (J. Saramago, 1995)

Posted by Ilaria Pasqua on May 12, 2013 at 11:20 AM


“Probabilmente solo in un mondo di ciechi le cose saranno ciò che veramente sono”


                  

Che cosa dire di questo libro se non che è un capolavoro assoluto?

In una città qualunque, in un paese qualunque, un uomo qualunque è fermo al semaforo, quando si accorge di essere diventato cieco. All’inizio crede che il disturbo sia passeggero e che passerà presto ma non succede. L’oculista gli diagnostica una malattia sconosciuta che chiama il “mal bianco”, perché ciò che l’uomo che ha perso la vista riesce a vedere è solo un mare di latte. Ma questa cecità non ha colpito solo lui, è anzi l’inizio di un’epidemia che invade la città, diffondendosi nell’intero paese, un’epidemia devastante e rapida a cui nessuno riesce a far fronte. Così, nell’estremo tentativo di isolare la malattia e di evitare nuove vittime, il governo decide di prelevare e isolare i malati in una struttura separata: un ex manicomio.


"Siamo talmente lontani dal mondo che fra poco cominceremo a non saper più chi siamo, neanche abbiamo pensato a dirci come ci chiamiamo, e a che scopo, a cosa ci sarebbero serviti i nomi, nessun cane ne riconosce un altro, o si fa riconoscere, dal nome che gli hanno imposto, è dall'odore che identifica o si fa identificare, noi qui siamo come un'altra razza di cani, ci conosciamo dal modo di abbaiare, di parlare, il resto, lineamenti, colore degli occhi, della pelle, dei capelli, non conta, è come se non esistesse"


Chi seguiamo dall’inizio della storia sono quattro personaggi: un uomo, una ragazza con gli occhiali scuri, un dottore, un vecchio con la benda e un bambino. A loro si aggiunge la moglie del dottore, che pur di seguire il marito si finge anche lei malata. Sarà attraverso i suoi occhi che i lettori seguiranno la terribile calamità che sta piegando l’uomo.

 


“Anche se non puoi entrare, non allontanarti da me, tendimi sempre la mano anche quando non ti è possibile vedermi, se tu non lo facessi, mi dimenticherei della vita, o sarebbe la vita a dimenticarsi di me"


Gli ospiti rinchiusi nell'ex manicomio non possono avere contatti con l’esterno e sono costretti a iniziare una convivenza forzata che spaventa i più.


"Allora sarà difficile vivere qui, Saremmo molto fortunati se sarà solo difficile. La ragazza con gli occhiali scuri disse, La mia intenzione era buona, ma veramente, dottore, ha ragione lei, ciascuno tirerà l’acqua al proprio mulino".

Con l’aumentare delle vittime di questa nuova malattia, la convivenza quotidiana si fa sempre più difficile. Gli ospiti costretti alla quarantena, complici le terribili condizioni di vita all’interno della struttura, iniziano a dimenticare le leggi più elementari della società, a causa, anche, di una sempre maggiore mancanza di controllo. Abbandonati a loro stessi, in questa situazione disperata che sembra non avere soluzione e in cui ognuno lotta per sopravvivere, gli uomini danno libero sfogo ai loro più nascosti e inconfessabili istinti, portando alla luce il peggio dell’essere umano.


Saramago tratteggia il decadimento della società, quello che è l’istinto e la realtà dell’uomo che, se messo in situazioni estreme di pericolo, è capace a tutto pur di sopravvivere, rendendo reali i peggiori incubi di ognuno di noi. Quelle azioni che, in una situazione normale, nessuno avrebbe mai pensato di poter compiere. Un libro complesso, ricco di sfumature e di ombre, e è difficile rendere con chiarezza quale sia la sua immensa bellezza, la sua importanza per la letteratura.

La tecnica di scrittura è magica e innovativa, un altra delle cose che lascia disorientato. L'autore riesce perfettamente a trasmettere la sensazione di cecità, grazie a una prosa molto scorrevole che elimina, ad esempio, le segnalazioni dei dialoghi, riducendo anche all’osso i segni di interpunzione, e al suo espediente, azzeccatissimo, di non dare nomi ai suoi personaggi. E il lettore si trova immerso nelle vicende, spiazzato, proprio come un cieco di fronte a quel mare bianco.

 

“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”

 


L'incipit:

"Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell’omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell’asfalto, non c’è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell’aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c’è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente, della circolazione automobilistica.

Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev’esserci un problema meccanico, l’acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un’avaria nell’impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell’automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco".




Adattamenti cinematografici:

- Blindness - Cecità (F. Meirelles, Canada/Brasile/Giappone, 2009)




Trailer italiano:


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Trailer originale:


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Se ti è piaciuto Cecità ti consiglio:

 

- L’uomo duplicato (J. Saramago, 2002; Einaudi, 2005; Feltrinelli, 2010)

- Tutti i nomi, (J. Saramago, 1997; Einaudi, 1997; Feltrinelli, 2010)

- Saggi sulla lucidità (J. Saramago, 2004; Eianudi, 2004)

- Le intermittenze della morte (J. Saramago, 2005; Einaudi, 2005)




 



Categories: - Maggio 2013

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